mercoledì 30 aprile 2014

Verdure fresche: l'uso che non ti aspetti...

Ciao a tutti.
Primavera! Ovvero: finalmente la verdura fresca.
Già, ma cosa ne faccio?
Certo, le solite gustose insalate, i soliti contorni, le tradizionali zuppe...
Ma... qualche idea diversa?
Ecco che ci viene in aiuto Anna.
Come spesso accade, parte dal suo amore per la ricerca: mi ricorda il marò di fave, piatto antichissimo che consiste nel produrre un pesto con le fave fresche spellate (sbollentatele prima, è molto più facile togliere la pellicina). Uno spicchio d'aglio nel mortaio (sì, uffa, sono un malato di mortaio, ma se proprio volete, usate pure il frullatore...) un po' di pinoli (italiani, per favore...) un pizzico di sale grosso e le fave spellate; pestate (o frullate) il tutto, completate con un po' di olio extravergine di oliva e otterrete una splendida crema, ottima in accompagnamento al pesce (con le acciughe alla ligure è una scoperta, ma anche col baccalà...). Se, in fase di preparazione, aggiungete anche un po' di pecorino, il marò sarà perfetto sui crostini all'aperitivo oppure con la carne.
Sì, va be'... ma questo lo sapevo già (l'abbiamo fatto la settimana scorsa...)
Anna mi guarda e, con un sorriso paziente mi dice: "prova ad immaginare di sostituire le fave con le zucchine: basta tagliarle, spadellarle con un po' d'olio e un po' di scalogno e frullarle con gli stessi ingredienti del marò, sostituendo, se vuoi, il pecorino col formaggio grana. O un po' di uno e un po' dell'altro..." 
Ok. Consiglio mio: provate a condirci la pasta - delle farfalle, ad esempio - aggiungendo al piatto in uscita dei pinoli tostati...
E poi? e poi altro suggerimento è quello di usare la borragine (perché metterla solo nei ravioli?): otterrete un pesto più delicato ma gradevolissimo... 
Ultima idea: aggiungete al piatto qualche pezzetto di pomodoro secco (ammorbidito...): una favola.
Altre proposte?
Altre proposte al prossimo post (che sarà sulla maionese di verdure...)
Ciao a tutti
Roberto

lunedì 3 marzo 2014

La Baciocca



Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente.
                                             (Indro Montanelli ) 




 
La storia che vi raccontiamo oggi è quella di una torta salata molto particolare.
Un vecchio contadino, tranquillamente seduto al fresco, ci racconta la leggenda attribuita a questa torta : il ratto delle “Baciocche” e sussurra che da queste parti, se si vuole fare un complimento ad una bella ragazza, si dice “a l'è unn-a baciocca”, ovvero creatura gentile, tenera e bella.
In un periodo non ben definito, si narra che il borgo di Santa Maria del Taro fosse noto per gli ottimi prodotti da forno e per l'abbondanza di belle ragazze da marito che lo abitavano, mentre vi scarseggiavano aitanti giovanotti. A ridosso della collina, tra il monte Penna e la Valle Sturla, si trovava un'altra località, Pratosopralacroce dove, guarda caso, vivevano ragazzi giovani, vogliosi e brillanti in cerca di moglie. Dapprima fu un grande andirivieni per comperare pane, focacce, torte salate, poi si arrivò a scambi di sorrisi, complimenti e languori. Complice la primavera, avvenne che le splendide ragazze furono simbolicamente rapite da sguardi audaci, divennero spose e, per reggere famiglia, si trasferirono a Pratosopralacroce. Ovviamente vi portarono abitudini, tradizioni e ricette della loro gastronomia. Nacque una gara di “bontà” vinta dalla torta salata di “patate quarantine” alla quale venne dato il nome di “torta Baciocca”.
Da quel giorno, la preparazione della baciocca lasciò Santa Maria del Taro dove era nata, per spostarsi piano piano in tutto il Tigullio, cambiando leggermente di ricetta qui e là, a volte anche solo tra due case adiacenti.
Ancora oggi sia nelle case sia in alcuni ristoranti fedeli alla tradizione è ancora possibile assaggiare
questa torta di patate cotta con un sistema unico: la campana di ghisa.
Questo metodo di cottura prevede un attrezzo in ghisa fatto a forma di campana che viene posto sopra una grossa lastra anch'essa di ghisa, resa rovente dalla legna e dalla brace che vi viene fatta bruciare sopra.
Quando la lastra ha raggiunto il calore desiderato, molto alto, vengono tolte le braci e vengono stese fino a coprirla delle foglie di castagno bagnate in acqua bollente che faranno da letto alla torta.
La torta viene adagiata sulle foglie e viene coperta dalla campana, dopo vari minuti è cotta e può essere mangiata.
La tecnica è ancora utilizzata in occasione della festa della Baciocca che si tiene in quei luoghi nel mese di luglio, e forse, ancora in qualche casa contadina delle alte valli del genovese.
La ricetta, come dicevo, varia di paese in paese, ma la base rimane l'utilizzo delle patate possibilmente "quarantine" ed un poco di lardo per insaporire il composto.
La farina che si utilizza per le pareti della torta vera e propria varia moltissimo, da quella di grano a
quella di mais giallo fino a quella di mais bianco, a volte miscelate in proporzioni diverse tra di loro.



Ingredienti per 4\6 persone:
1 kg di patate quarantine (in alternative a pasta bianca) farina, olio extravergine d'oliva, una fetta di lardo, una cipolla, un bicchiere di latte, 150 gr di parmigiano reggiano grattugiato, un po' di prezzemolo, acqua, sale.
Preparazione:
Pelate e tagliate a rondelle sottilissime 1 kg di patate quarantine, salarle e lasciarle riposare per circa mezz'ora. Preparare una sfoglia con 300 gr di farina, 120 ml acqua, sale, 20 ml di olio e far riposare per alcuni minuti.
Tagliare a cubetti il lardo e soffriggerlo con un po' di prezzemolo e una cipolla tagliata sottile.
Aggiungere poi al trito due cucchiai rasi di farina, amalgamate e bagnare con un bicchiere di latte. Fate cuocere 2 minuti a fuoco basso.
Sciacquate molto bene le fettine di patate in modo da togliere il sale in eccesso, poi asciugatele con un panno pulito.
Stendere quindi la sfoglia in una teglia, ponetevi un cucchiaio di salsina ottenuta con il lardo e la cipolla e adagiatevi  uno strato di patate; cospargete le patate con la salsina e una manciata di parmigiano reggiano. Ripetete questa operazione a più strati fino al termine degli ingredienti.
Cuocere in forno per 20 -30 minuti circa.
Buona tavola a tutti
Cristina & Stefano

giovedì 27 febbraio 2014

Calendario primi Corsi Primavera 2014


Ciao a tutti
Eccoci, come sempre a inizio primavera, con nuove iniziative e nuovo calendario di corsi di cucina interattivi.
Ecco il dettaglio delle sessioni di marzo, che daranno il via agli appuntamenti nella splendida sede del Damare RestaurantBar di Genova, in via Ai Quattro Canti di San Francesco, (da via Garibaldi / piazza della Meridiana) nel cinquecentesco Palazzo Durazzo.

Ogni corso, come sempre, è autonomo e si conclude con la singola sessione; per agevolare la partecipazione, ripetiamo ogni argomento per due volte.

Di seguito, i titoli e le tematiche dei corsi:

Cucinare per Carruggi
Percorso gastronomico nella cucina Genovese e Ligure
costo € 60,00

Il pesce dimenticato
Scoperta e valorizzazione del cosiddetto pesce povero attraverso ricette sane e gustose
costo € 65,00

L'aperitivo e il finger food
I segreti e i trucchi per creare in casa un piccolo evento sfizioso
costo € 65,00

I costi indicati sono promozionalmente comprensivi di tessera associativa del valore di € 10,00

E ora il CALENDARIO:


Cucinare
per “Caruggi”
Il pesce dimenticato
L'aperitivo e il “finger food”
10 Marzo 2014
1° sessione
ore 18.30


11 Marzo 2014

1° sessione
ore 18.30

26 Marzo 2014


1° sessione
ore 18.30
27 Marzo 2014
2° sessione
ore 18.30


7 Aprile 2014


2° sessione
ore 18.30
8 Aprile 2014

2° sessione
ore 18.30


Per informazioni e iscrizioni: 349 3913014 – info@iocucinoitaliano.it

 

martedì 18 febbraio 2014

Alla scoperta dei "Panigacci"


                                                                               

Ebbene si lo ammetto! Fino a pochi giorni fa non conoscevo i Panigacci. Che fantastica esperienza è stata la mia prima volta, devo ammetterlo è stato amore a prima vista!
Ma cominciamo dall’inizio.
Siamo nella Lunigiana, terra di confine che unisce Liguria,Toscana e Emilia Romagna. I Panigacci nascono a Podenzana (uscita autostrada Aulla) e hanno origini antichissime,si parla addirittura dei tempi dei Romani.
E' un impasto di acqua, farina e sale, che viene cotto in testi di terracotta, arroventati sul fuoco vivo, a differenza dei testaroli che vengono cotti in testi di ghisa.
Non vi do ricette, anche perché non servono ingredienti e tempi di cottura, ma abilità e amore nella preparazione, vi dico solo, andate a Podenzana a mangiare i Panigacci.
Non faccio quasi mai pubblicità, ad eccezione di questo locale. 
Io e Cristina siamo stati  alla “Gavarina d’Oro”, sedetevi davanti allo splendido camino, dove due infaticabili uomini, preparano davanti a voi i “Panigacci”, arroventando i testi sul fuoco e in pochi minuti sono pronti da mangiare.  
Francesca la simpatica ragazza che ci ha servito, comincia a portarci quelli bolliti, simili ai  testaroli, conditi con olio di loro produzione e Parmigiano di prima qualità, pesto e sugo di funghi. Buoni, ma si gustano al meglio  appena preparati ancora caldi, accompagnati con salumi e formaggi. Prosciutto crudo della vicina Parma, pancetta locale, salame felino,coppa, stracchino,gorgonzola e per finire con la Nutella. Fantastico !
Niente effetti speciali, solo sani prodotti genuini, un viaggio a ritroso nel tempo, che trasforma la fragranza dei Panigacci, in  un tripudio di emozioni per il palato e  fà apprezzare appieno i fantastici prodotti locali.
Non ce l’ho con i Francesi, ci mancherebbe, ma meglio i Panigacci che le Crepes !
 W l’Italia.
Buona tavola a tutti.

Cristina e Stefano